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“Sprechen Sie Deutsch? ...Sai Ciokare alla Teteska!??!”
Nella conferenza di approfondimento sui cosiddetti "giochi tedeschi" (con riferimento a meccaniche e stile di gioco più che all'effettiva nazionalità dell'autore), alcuni "addetti ai lavori" provenienti dal mondo del gioco da tavolo hanno provato a delineare per noi le caratteristiche salienti di questa tipologia di titoli che riscuote oggi un notevole successo non solo in Germania.
Leo Colovini (Venice Connection), Domenico Di Giorgio (daVinci) e Fabrizio Paoli hanno iniziato individuando prima di tutto la forza dei "German Games" in una combinazione di meccaniche innovative e buona fattura dei materiali.
Si è dovuta purtroppo registrare l'assenza (per motivi di salute) di Joe Nikisch della Abacus, il quale ha peraltro spiegato di essere molto dispiaciuto in una lettera pubblicata su questo stesso sito.
Ha proseguito Albrecht Wernstein della Zoch (nota casa editrice tedesca di giochi) spiegando come, secondo lui, uno dei fattori chiave risieda in una solida idea di partenza, un tema brillante spesso ben legato al meccanismo di gioco. Questo correla necessariamente il successo del gioco ad alcuni dettagli tecnici quali la durata delle partite (circa 40 minuti per giochi di carte, un'ora per quelli da tavolo e maggiore per titoli specialistici).
Non trascurabile l'aspetto dei componenti robusti e curati, spesso mirati a "sorprendere", con forme e colori appropriati, i giocatori. A tal riguardo Albrecht descrive l'esperienza pluriennale della Zoch, e il suo tentativo di evitare eccessiva complessità delle regole contenendo nel contempo i prezzi per il consumatore.
A fronte di questo punto Wernstein cita ad esempio "Zicke Zacke" (qui da noi "Spenna il pollo"): titolo tanto apprezzato da meritare la traduzione in ben 21 lingue, nonché addirittura la pubblicazione di libri e produzione di pelouches e cartoni animati (evento a dir poco improbabile qui in Italia).
Il mercato tedesco del gioco si basa comunque su due pilastri: l'importante Premio "Spiel des Jahres" ("Gioco dell'Anno", molto più seguito dell'omologo premio italiano) e l'imponente Fiera di Essen, decisiva nel portare alla conoscenza del pubblico i singoli titoli e frequentata soprattutto dalle famiglie (laddove l'equivalente italiano si rivolge soprattutto al fandom, appassionati che si riuniscono in associazioni, o gruppi di amici, per giocare tra loro).
Il dibattito si è inoltre dimostrato più "avventuroso" del previsto a causa di un improvviso blackout (che ha coinvolto, oltre alla sala incontri, le aree immediatamente contigue), ma che fortunatamente non ha impedito alla conferenza di proseguire.
Proprio riflettendo sull'ammirazione che un risultato simile genera in chi conosce il più ristretto mercato nostrano, il pubblico chiede a quali altri motivi si possa ascrivere questa diffusione così capillare del gioco non digitale in Germania; sempre Wernstein reputa determinante una causa prettamente climatica: i lunghi inverni tipici dei Paesi Nord Europei rendono le serate al chiuso un'opzione molto più radicata nella cultura teutonica (quanto lontana dal contesto Italico).
Questa concomitanza comporta un'esperienza di gioco condivisa tra genitori e figli tedeschi, i quali sviluppano pertanto una "intelligenza emotiva" semplicemente estranea all'intrattenimento digitale.
Il consiglio di Albrecht per il mercato italiano, nel quale afferma di intravedere grandi potenzialità, è stato semplice quanto suggestivo: "Let's play", "Giochiamo dunque" e facciamoci portatori di questo messaggio.
A cura di Luca Benedetti di Gioconomicon.net